Nel momento in cui ci si reca presso la casa-museo del pittore Pierre Auguste Renoir a Cagnes-sur-Mer in Costa Azzurra, tutto il sapere sull’arte impressionista sembra materializzarsi, assumere colore e diventare vero.
E se prima si ricordava il pittore della celeberrima La Colazione dei Canottieri (famosa è la scena nel film Il favoloso mondo di Amélie) da qualche mostra, dai libri di storia dell’arte o da piccoli dossier, al Museo Renoir si ha la possibilità di cogliere la parte più intima e familiare dell’artista.
Dopo la visita alla casa museo del pittore Pierre Auguste Renoir a Cagnes sur Mer tutto è più chiaro: la luce morbida, avvolgente, luminosa e calda rese la Costa Azzurra un piccolo mondo francese dove tutto era ridimensionato, alla portata d’uomo. Gli artisti, ormai stanchi della blasonata Parigi, erano alla ricerca d’altro: alcuni trovarono la loro situazione ideale dal punto di vista sociale-artistico sulle coste sud della Francia, mentre altri, spinti da un forte focolare interiore intrapresero strade più impervie, primitive e lontane.
Alle undici di una mattina di un tardo agosto, non è facile addentrarsi tra le vie in salita di Cagnes-sur-Mer (Les Collettes). Alla vista di un casolare in pietra, il passo però, come per magia, diventa pian piano più svelto e anche il caldo sembra improvvisamente sparire. La mente inizia a fantasticare e immediatamente ci si ritrova nel primo decennio del Novecento avvolti da un’affascinante luce, che come un premier amour, conquista al primo sguardo.
- La Belle Époque
- L’arte impressionista
- Pierre Auguste Renoir: il pittore della “gioia di vivere”
- In Costa Azzurra a Cagnes-sur-Mer
- Cros-de- Cagnes e Cagnes Ville
- Haut-de-Cagnes
- Nella casa-museo di Pierre Auguste Renoir a Cagnes-sur-Mer in Costa Azzurra
La Belle Époque
Non si può parlare di Pierre Auguste Renoir senza accennare il periodo storico della Belle Époque e il movimento artistico impressionista. La Bella Epoca (in italiano) si intende il periodo storico – culturale – artistico che interessò tutta l’Europa dall’ultimo trentennio del XIX secolo allo scoppio del primo grande conflitto mondiale. Il nome Belle Epoque derivò dal sentimento che si percepiva nell’aria: la scienza e la tecnica arrivarono ad un progresso avanzato mai visto prima. Le continue scoperte (automobile, cinema, illuminazione elettrica ecc.) crearono un clima (apparentemente) spensierato e i miglioramenti sociali e civili generarono un senso di ottimismo imperante.
Protagonista indiscussa e centro europeo fu la Francia, con Parigi. Soprannominata la ville lumière, la città parigina confermò il suo aspetto borghese e festoso, arricchendosi ulteriormente di café, ristoranti, teatri e sale da ballo. L’assetto della città, di stampo medievale, fu trasformato in precedenza dal piano del prefetto Georges Eugène Haussmann e i grandi boulevards si trasformarono così in una grande passerella illuminata, con tavolini all’aperto, animata fino a tarda notte. All’interno delle sale da ballo nuove danze (can – can) e differenti intrattenimenti venivano “fotografati” in modo a volte, svelto e nervoso dagli artisti bohémien dell’epoca.
Ma non solo locali e grandi magazzini; negli stessi anni i mezzi di trasporto si intensificarono e stazioni ferroviarie, gallerie in acciaio e vetro iniziarono a diventare il fulcro principale delle città, oltre che soggetto preferito di un gruppo di artisti interessati alla modernità, alla vita frivola e fugace.
Tutt’attorno le città si popolarono di costruzioni temporanee, realizzate in occasione delle Esposizioni Universali, pronte ad ospitare un melting pot di culture e prodotti mai visti.
Fu dunque Parigi, con i suoi contrasti a farsi portavoce della Bella Epoca.
Le nuove cosmopolite influenze subentrarono come conseguenza anche nel mondo artistico. In questo clima parigino l’Impressionismo si diffuse ben presto.
L’arte impressionista
Sradicando completamente la concezione accademica dell’arte, il movimento artistico dell’Impressionismo si sviluppò in un modo completamente differente e anomalo rispetto ai movimenti d’arte del passato. Centro di ritrovo di giovani artisti dalle idee nuove e fresche per l’epoca fu Parigi. Sebbene tutta la città divenne elemento d’ispirazione (dai mulini sulla collina di Montmartre alle lavandaie), alcuni locali come il Café Guerbois si contraddistinsero per essere meta principale d’incontro e di confronto.
Immaginiamo di essere seduti in un angolo all’interno del numero 11 di Rue des Batignolles. Vicino a noi il tintinnio di calici di vetro, l’ odore di fumo è ormai sui nostri abiti, specchi tutt’intorno riflettono con una prospettiva distorta gli uomini seduti al tavolo e il lontananza si sente il rumore dei biliardi. Dalla porta in vetro e legno proviene un tintinnio: entra un uomo con abiti borghesi. Il cameriere al bancone lo accoglie e lo invita a sedersi al posto a lui riservato – “Bonsoir Édouard”. Dopo Manet dietro di lui, intenti a parlare tra di loro entrano anche Auguste Renoir e Claude Monet. Ormai tutti in città li conoscono, vengono qui ogni venerdì, sono i nuovi artisti soprannominati di Batignolles, un po’ strampalati (dicono); in città spesso si vedono nelle piazze o davanti alle stazioni con i loro cavalletti intenti a dipingere en plain air.
Ma non solo il Café Guerbois, anche il Lapin Agile, il Moulin de la Galette, il Moulin Rouge, Place Pigalle, Place de Clichy e la Gare Saint-Lazare videro continui incontri impressionisti. (Oh, se quei luoghi potessero parlare!)
[…] Niente poteva essere più interessante di quelle frequenti e lunghissime riunioni e di quei contrasti di opinione sempre animati; essi tenevano vivo il nostro spirito e ci davano una carica di entusiasmo che ci sosteneva per settimane finché non davamo finalmente espressione alle idee maturate là. [..] Cit. Claude Monet
Il tema principale delle discussioni di Renoir, Monet e tanti altri artisti era ovviamente l’arte. La loro espressione artistica non capita e per questo rifiutata si basava sull’impressione. Per il termine “impressione” si intende un momento, una sensazione, fugace, veloce e sommaria che si imprime nella mente.
Essi credevano fortemente nell’eliminazione del disegno preparatorio e delle linee di contorno (troppo studiati e precisi, non adatti a cogliere il momento), nell’abbandono della prospettiva e nell’adozione del colore puro conservato in tubetti di colore. Le pennellate diventarono veloci e svirgolate, simili a trattini e virgolette; i luoghi prediletti, sull’esperienza della scuola di Barbizon, cominciarono ad essere i lunghi boulevards, i parchi, i teatri, il lungo Senna e i café.
Finita velocemente all’aperto una tela, se ne iniziava un’altra.
Ad incrementare gli studi sull’arte impressionista, la nascente fotografia giocò un ruolo fondamentale. Essi spesso si servirono della nuova strumentazione per cogliere alcuni aspetti non visibili all’occhio umano, andando però oltre: inserirono l’impressione, l’atmosfera, stati d’animo. Come un breve video, le tele impressioniste sembrano muoversi; in esse è possibile cogliere il rumore del vento, lo scricchiolio del taffetà di un abito o il vociare delle persone; non più una rappresentazione statica e conforme alla realtà.
Non è un caso, se la prima mostra impressionista tenutasi il 15 aprile del 1874 avvenne all’interno dello studio del fotografo Felix Nadar (conosciuto per i ritratti fotografici delle personalità di spicco della Parigi dell’epoca), presso Boulevard des Capucines 35. Rifiuti dopo rifiuti da parte dei Salons ufficiali, Claude Monet, Camille Pissarro, Pierre Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Cézanne, Alfred Sisley e Berthe Morisot (unica donna), decisero di esporre individualmente senza alcun consenso, appoggiandosi all’aiuto del fotografo Nadar e al suo atelier, affittato probabilmente per una cifra irrisoria. La mostra creò naturalmente scompiglio nella città parigina e accademici e critici visitarono l’esposizione appositamente per deridere le opere d’arte proposte, ignari del cambiamento artistico in atto. […] Una carta da parati al suo stato iniziale è più rifinita di questa marina […] affermò Louis Leroy guardando Impressione, sole nascente, non consapevole di avere di fronte una delle opere attualmente più conosciute al mondo.
L’intenso ma veloce periodo impressionista durò fino al 1886, anno in cui gli artisti appartenenti al gruppo iniziarono ad avvicinarsi ad un arte più consapevole e matura, che per alcuni di essi sfociò nel Postimpressionismo.
Pierre-Auguste Renoir: il pittore della “gioia di vivere”
Addentrarsi nella casa-museo di Auguste Renoir a Cagnes sur Mer significa conoscere più da vicino la vita di uno dei pittori dell’Impressionismo, conosciuto per la sua pittura spensierata e luminosa e per le sue innumerevoli opere (quasi seimila), come l’artista della “gioia di vivere”.
Pierre-Auguste Renoir nacque nel febbraio del 1841 a Limoges (paese famoso per la porcellana). Il mestiere del sarto del padre Léonard e il lavoro da operaia della madre Marguerite non permisero alla famiglia di vivere in modo agiato, nonostante il trasferimento nel 1845 a Parigi. Il talento del giovane Renoir all’età di tredici anni però era già palpabile: con il sostegno dei suoi cari e anche per portare un guadagno a casa, esercitò la sua passione per il disegno come apprendista pittore ceramista disegnando in modo fresco e morbido scene pastorali e bucoliche su piattini e tazzine, alternando le diverse pause pranzo nelle sale del Museo del Louvre, tra una tela di Fragonard, Rubens o Delacroix e un’antica scultura. La tecnologia pian piano prese piede anche nella decorazione della ceramica e Renoir dovette spostare dunque la sua pittura su ventagli e tendaggi.
Poco più che ventenne e con il denaro sufficiente aprì il suo studio di pittura e nel 1862 si iscrisse alla Ecole des Beaux-Arts. All’interno delle scuole d’arte regnava ancora una concezione accademica e i modelli storici e mitologici erano la base per una perfetta pittura. Renoir si contraddistinse subito per il suo utilizzo del colore, tuttavia presto questa sua capacità luministica lo portarono a entrare in conflitto con alcuni professori. Ma non era l’unico: anche Monet e Sisley non erano disposti a piegarsi alle dottrine dei maestri. Renoir e i suoi colleghi iniziarono ben presto a staccarsi dalla luce fredda dell’atelier per recarsi a dipingere nel bosco di Fointainleau en plain air.
I lievi successi non allietarono la vita del pittore, il quale conviveva ancora con problemi economici. Nonostante le difficoltà Renoir e i suoi compagni continuavano a dipingere insistentemente lungo la Senna, nello stabilimento La Grenouillère secondo i dettami, da loro stessi introdotti, dell’Impressionismo.
Dal 1872 la pittura di Renoir testimoniava pienamente la sua fantasia e capacità. Sono di questi anni i capolavori più studiati e ammirati, che esprimono tutta la gioia di vivere. Come già accennato in precedenza, la critica riteneva le opere impressioniste scialbe e trasandate. Tra gli uomini della critica però si potevano intravedere anche acquirenti o collezionisti, scrittori, in cerca di opere nuove. Grazie alla commissione dell’editore di Emile Zola, Georges Charpentier, Renoir potè stanziarsi in una casa con giardino nel quartiere Montmartre (contraddistinto da mulini a vento, meta perfetta per le gite all’aria aperta) di Parigi. Tramite Charpentier ottenne la possibilità di mostrare le sue opere in mostre e trovare altri mecenati (sono di questi anni le opere più famose come Le Moulin de la Galette).
Dal 1879 al 1881 Renoir (come anche gli altri) si staccò pian piano dal gruppo impressionista e iniziò a intraprendere diversi viaggi: Algeri, Venezia, Roma (dove studiò le Stanze Vaticane), Pompei, Palermo, erano solo alcune delle mete predilette dall’artista.
Dalla metà degli anni ottanta, Renoir trascorse inoltre ogni estate e ogni inverno lontano dalla capitale parigina, dirigendosi verso la Normandia, la Bretagna o la Costa Azzurra. L’arte di quegli anni venne chiamata “periodo agro”: il pittore lavorò sul disegno con più precisione, con colori più freddi, ritenendo ormai le ricerche dell’Impressionismo poco soddisfacenti. Le lavandaie, le fanciulle sull’erba, le venditrici di mele, erano ormai soggetti che voltavano le spalle alle nuove teorie post-impressioniste, espresse con plasticità e linee nette nella serie Bagnanti.
[…] Verso il 1883 avevo sfruttato l’Impressionismo fino all’esaurimento ed ero giunto alla conclusione che non sapevo né disegnare, né dipingere. In poche parole l’Impressionismo terminava in un vicolo cieco.. L’artista che dipinge la natura non cerca altro che effetti momentanei. Non si cura di dare una forma artistica all’immagine – e presto i suoi quadri diventano monotoni. […] – Pierre Auguste Renoir.
Negli ultimi anni di vita Renoir si trovò di fronte alle nuove generazioni di artisti e alla malattia (artrite reumatoide) che pian piano lo stava limitando. Nonostante i diversi meriti ottenuti all’estero, per trovare un luogo più caldo e accogliente, l’intera famiglia Renoir (Aline e i figli Jean (1894), Claude (1901), Pierre (1885)) si trasferì a Cagnes. Dal 1908 Les Collettes divenne il suo atelier e la sua dimora. Diversi curiosi e artisti facevano visita al pittore, ma dal 1910 la sua malattia lo costrinse a rimanere seduto su una sedia a rotelle. Le sue dita, ormai distorte, non consentivano più una tenuta confortevole del pennello che doveva essere fissato tra le dita.
Negli stessi anni Renoir divenne anche un abile scultore, aiutandosi con giovani artisti che plasmavano la creta al posto suo. Senza mai stancarsi, trasmettendo sempre un continuo inno alla vita.
Con l’avvento della prima guerra mondiale i figli, Jean e Pierre, vennero feriti e di conseguenza Madame Renoir (Aline), profondamente colpita dall’accaduto morì. Rientrato da una visita a Parigi, Auguste Renoir continuò a dipingere. Il 3 dicembre del 1919 si spense di fronte al pensiero di una nuova natura morta da rappresentare.
In Costa Azzurra a Cagnes-sur-Mer
Tra Nizza e Antibes sorge nella regione francese Provenza-Alpi-Costa Azzurra il paese di Cagnes-sur-Mer (formato da Cros-de-Cagnes, Cagnes Ville e Haut-de-Cagnes). I primi insediamenti risalgono all’epoca romana e nel corso del Medioevo passò a far parte del Regno di Borgogna. Dal 1300 circa, Ranieri I di Monaco, divenuto anche signore di Cagnes, costruì il Castello Grimaldi, come punto strategico sulla costa francese. Attorno si insediarono botteghe e laboratori. Il ramo dei marchesi Grimaldi di Antibes durò però fino alla Rivoluzione Francese, quando la famiglia fu costretta a rifugiarsi nei dintorni di Nizza. Il paese medievale di Haut-de-Cagnes si ritrovò con un castello abbandonato e molte attività si spostarono dunque sulla costa. Da qui sorse il borgo di pescatori Cros-de-Cagnes che con il tempo si trasformò in una stazione balneare.
Cros-de-Cagnes e Cagnes Ville
Il villaggio di pescatori Cros-de-Cagnes, che insieme a Cagnes Ville, Haut-de-Cagnes forma il paese di Cagnes-sur-Mer, è luogo adatto per lo svago e il relax per le numerose attività che offre. L’azzurro del litorale e la passeggiata sulla Promenade de la Plage conferiscono alla zona un’atmosfera tranquilla ma cosmopolita. Le attività da svolgere in spiaggia sono infinite, ma anche l’interno del paese offre ristoranti e mercati. La zona di Cagnes Ville è invece contraddistinta da grandi alberghi e altre strutture ricettive.
Haut-de-Cagnes
Posizionato tra mare e montagna Haut-de-Cagnes è un luogo che ha saputo preservare l’autenticità dei paesi provenzali francesi. Bisogna addentrarsi tra le viuzze in salita, tra i passaggi coperti e i lavatoi per comprendere l’atmosfera che lo contraddistingue. Dominato dal Castello Grimaldi (edificato dal 1300 per Ranieri Grimaldi), conserva tra le sue vie case d’artista (come quelle di Amadeo Modigliani o Yves Klein), la Place du Chateau, il Museo del Gioiello Contemporaneo, chiese e negozi di antiquariato.
Nella casa-museo di Pierre Auguste Renoir a Cagnes-sur-Mer in Costa Azzurra
Tra Cagnes Ville e Haut-de-Cagnes si colloca Les Collettes, un’altura che all’inizio del XX secolo era contraddistinta da terreno agricolo con un immenso oliveto. Fu per evitare il loro abbattimento che il pittore Pierre Auguste Renoir vi si stanziò nel 1908.
Qui, l’artista, sofferente per l’atrite trovò un’oasi dal clima mite a contatto con la natura. La moglie Aline si occupò della tenuta e creò un ambiente adatto per la sussistenza quotidiana (producendo l’olio e coltivando l’orto). Per dipingere l’artista ordinò che la tenuta rimanesse sgombera da qualsiasi intervento: fiori, erbe e arbusti dovevano prosperare senza alcuna costrizione. Renoir lavorava all’aria aperta, all’ombra degli alberi o nel laboratorio in legno che venne costruito nel 1916. Alla morte dell’artista francese i suoi tre figli ereditarono la tenuta e nel 1959 il giardino fu il set del film Le Déjeuner sur l’herbe realizzato da Jean Renoir.
La tenuta fu ceduta al comune nel 1960 e attualmente ospita la Casa-museo Renoir, l’atelier, un orto e alcuni locali separati utilizzati per mostre ed eventi.
Visitare la casa-museo di Pierre Auguste Renoir significa addentrarsi tra i luoghi più intimi e trovarsi di fronte alle sue collezioni: quattordici tele originali, quaranta sculture, ai mobili, al suo atelier e riposarsi nell’ampio parco circostante che racchiude ulivi secolari e agrumeti e dal quale si gode di un panorama sorprendente fino al Cap d’Antibes.
Il Museo Renoir è composto al piano superiore dalle stanze private – sala da pranzo, camere, bagni, cucina, corredate da fotografie in bianco e nero o dipinti dell’artista; al piano terra è presente invece una vasta esposizione di sculture, le quali permettono di comprendere in modo più approfondito l’attività dell’artista.
Dai mobili alle carte da parati tutto testimonia la dolcezza che Renoir sapeva esprimere nelle sue opere.
Addentrarsi nella casa-museo di Pierre Auguste Renoir a Cagnes-sur-Mer significa entrare in luogo ricco di energia; si viene circondati dai riflessi avvolgenti della luce della Costa Azzurra (finalmente ho scoperto anche io come mai gli artisti ne erano così ossessionati) e ci si ritrova immersi in un mondo lontano, parallelo, bucolico. Ogni dettaglio del museo e della tenuta esprime dolcezza, tranquillità, gioia di vivere. All’interno del museo le fotografie di Pierre Auguste Renoir nei suoi ultimi anni di vita, intento a dipingere con le fasce alle mani, trasmettono la passione viscerale dell’artista; nonostante le sue difficoltà fisiche, fino all’ultimo non smise di sognare e di regalare la testimonianza di una natura pura e semplice.
Consiglio assolutamente di riservare tre/quattro ore per visitare la casa-museo di Auguste Renoir di Cagnes-sur-Mer in Costa Azzurra, per ritagliarsi un momento nostalgico e avvertire sulla propria pelle (o perlomeno immaginare) le sensazioni e le atmosfere che gli artisti impressionisti hanno vissuto tra Ottocento e Novecento.
Il Museo e la tenuta dispongono di un comodo parcheggio privato, per gli orari e le informazioni aggiornate vi consiglio di consultare il sito di Cagnes-sur-Mer o la pagina Instagram Museesdecagnes.
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Valentina
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