Nel Nord Italia, nella regione del Trentino Alto Adige, si nascondono vallate punteggiate da alberi verdi, laghi color carminio, casupole con i giardini coltivati, caseifici e moderne malghe tra le alte vette. In Val di Non tutto ciò è realtà.
Diverse sono le attività da fare e i luoghi da vedere in questa valle fiorita: dallo Spazio Melinda al Museo METS di San Michele All’Adige. Situata nella parte nord occidentale della provincia di Trento, insieme alla Val di Sole, la Val di Non è attraversata dal torrente Noce. In 635 km2 di superficie, caratterizzati prevalentemente da coltivazioni di meleti (ma non solo), si trovano cittadine tranquille, castelli e santuari.
Tra una tappa e l’altra, tra un tortel de patate e un fresco succo di mela, inizia il breve tour primaverile alla scoperta dei luoghi da vedere tra i meleti della Val di Non.
- Soggiornare in Val di Non: San Romedio Agriturismo;
- Le mele della Val di Non;
- Val di Non e la sua fortuna con le mele;
- Il territorio della Val di Noce (Val di Non e Val di Sole);
- Dalla raccolta alla tavola, alla conservazione;
- Il Consorzio Melinda;
- Mondo Melinda;
- Santuario di San Romedio;
- Castel Thun;
- Museo METS di San Michele All’Adige;
- Piano terra;
- Primo piano;
- Secondo piano;
- Terzo piano;
- Cantina e giardino;
Soggiornare in Val di Non: San Romedio Agriturismo
Per il tour di quattro giorni in Val di Non abbiamo soggiornato presso San Romedio Agriturismo, a Romeno: una piccola struttura, curata nei dettagli, con ogni comfort e con una caffetteria sottostante. Per giungere in camera, si viene accompagnati da un corridoio in porfido profumato e le stanze, pulite e confortevoli regalano una vista panoramica sulla vallata. I dettagli in legno, le illustrazioni d’epoca del Lago di Tovel o di San Romedio completano l’atmosfera calda e accogliente. Torte al grano saraceno e muffin al miele sono sfornati ogni giorno, mentre per chi preferisce una colazione salata, un tagliere di salumi locali è sicuramente la soluzione migliore; il tutto accompagnato da sciroppo di sambuco biologico.
Al momento della partenza, la proprietaria Isabel ci ha omaggiati con un vasetto di miele locale!
Le mele della Val di Non
La parola “Val di Non” nell’immaginario collettivo si associa all’immagine di una fresca e dissetante mela; è qui che crescono in modo regolare e meticoloso la maggior parte delle mele che troviamo nei banchi di mercati e supermercati. Ed è qui che, accanto a castelli, laghi e giardini fiabeschi il territorio racconta gli usi e costumi della vallata.
La Val di Non e la sua fortuna con le mele
Dall’Ottocento in poi il gustoso frutto è stato una vera e propria salvezza. Se la mela venne identificata nel passato come frutto proibito (basta ricordare i pannelli scultorei di Wiligelmo) portatore di discordia e peccato o simbolo del male come nella fiaba Biancaneve dei Fratelli Grimm o semplicemente nel film d’animazione Disney, qui in Val di Non la mela è festeggiata e celebrata in feste o nei dolci tradizionali per le sue proprietà benefiche.
Si ha però la necessità di risalire al 1800. Il Trentino viveva un periodo buio di carestie dovute al diffondersi di malattie agricole che colpirono gelsi e vite (fino ad allora le coltivazioni prevalenti); molte famiglie afflitte dalla situazione economica sofferente dovettero emigrare e lasciare la vallata. Il destino sembrava ormai segnato, fino a quando si provò a coltivare le mele, cresciute fino in quel momento in modo spontaneo e sporadico.
La mela divenne con il passare degli anni e con l’avanzamento delle tecniche agricole la coltivazione per eccellenza, la quale permise il ripopolamento della vallata.
Anche il paesaggio si modificò: da terreni di gelso, vite e grano saraceno si passò rapidamente al prato-frutteto e successivamente ad appezzamenti ordinati, precisi, controllati e protetti.
I meleti regalano in base alle diverse stagioni colori e sfumature differenti: dai fiori rosa in primavera, ai rossi, gialli e verdi delle mele deposte nelle ceste durante la raccolta nel mese di Ottobre, quando tutta la comunità con sacrificio e determinazione si occupa della raccolta dei frutti prodotti.
Il territorio della Val di Noce (Val di Non e Val di Sole)
Una vera e propria fortuna. Ebbene sì, il territorio della Val di Non con la sua storia e la sua gente è strettamente legato alla mela.
Non è un caso se le mele prodotte in Val di Noce abbiano ricevuto dal 2003 il marchio D.O.P (in particolare le mele Golden Delicious, Red Delicious e Renetta Canada – Melinda). La posizione riparata dalle catene montuose, il clima fresco ma temperato, le preponderanti escursioni termiche giornaliere che “macchiano” la buccia e il terreno roccioso (Dolomia) della valle, consentono ai frutti di possedere dolcezza e croccantezza.
Gli appezzamenti superano i 1000 mt. di altitudine e anche se le piante non sono necessariamente grandi e robuste, si riescono ad ottenere dai 15 ai 20 kg di mele. L’agricoltore conoscendo il territorio, la storia del suo popolo e i sacrifici spesi, si prende cura dei suoi meleti come se fossero dei figli: accudendoli, proteggendoli e diradandoli per ottenere il migliore risultato.
I frutti però non sempre crescono tutti omogenei: alcuni sono troppo piccoli, altri troppo grandi, altri presentano delle irregolarità purtroppo non adatte per le richieste di mercato.
Dalla raccolta alla tavola, alla conservazione
Ecco così che le mele, una volta raccolte, vengono portate dall’agricoltore presso il consorzio di riferimento. Successivamente il processo si sposta nelle sale di lavorazione dove le mele trovano il loro percorso: quelle non idonee vengono utilizzate per succhi, puree e distillati, mentre quelle adatte proseguono la loro strada su nastri trasportatori, i quali permettono di registrare il peso, la dimensione e il colore. In base al risultato registrato le mele vengono nuovamente selezionate e catalogate, fino ad essere imballate e spedite nei diversi punti vendita.
Ciò che caratterizza la conservazione delle mele (in particolare quelle Melinda) sono le celle ipogee: veri e propri impianti di conservazione per la frutta sottoterra. Non dei piccoli sgabuzzini sotterranei, ma celle tecnologiche al di sotto (circa 300 mt.) della Miniera di dolomia di Rio Maggiore che consentono di stivare circa 30.000 tonnellate di frutti. Queste celle consentono non solo di conservare le mele raccolte, ma di lasciare inalterate le loro proprietà.
Il Consorzio Melinda
Più di 400.000 tonnellate di mele prodotte ogni anno in Val di Non e in Val di Sole fanno riferimento al Consorzio Melinda. Sedici cooperative e oltre 4000 famiglie sono occupate all’interno del Consorzio. Percorrendo le strade della Val di Non vi capiterà di incontrare stabilimenti Melinda sparsi sul territorio e cassettine verdi con il marchio Melinda nei giardini delle case.
Mondo Melinda
Per comprendere al meglio questo nutriente frutto e la sua diffusione in Val di Non, tappa obbligatoria diventa lo spazio Mondo Melinda a Segno (TN). Si è accolti da camion Melinda che percorrono le strade curvilinee, da cassette verdi accatastate una sopra l’altra a riposo pronte per essere riempite nei mesi di raccolta dalle famiglie locali e da una grande insegna morbida e rotonda che indica lo stabilimento Mondo Melinda.
Presso Mondo Melinda il visitatore (con tanto di divisa aziendale con logo) ha la possibilità di scoprire cosa si cela dietro la famosa mela Melinda. Visitare lo stabilimento Cocea (uno dei principali tra i sette centri di lavorazione) è un’esperienza assolutamente unica.
Al termine, in uno spazio esterno tra le vallate, sono stati offerti biscottini e succo. Indovinate a che gusto? Ma alla mela, ovviamente!
Santuario di San Romedio
Un altro luogo da visitare il Val di Non è il Santuario di San Romedio, assolutamente consigliato per agli appassionati di avventura e atmosfere fantastiche.
Dopo un percorso tra la roccia di circa tre km (percorribile a piedi, non consigliato a chi ha difficoltà motorie – si parte nei dintorni del Museo Retico a Sanzeno), ci si trova davanti un’architettura scomposta, quasi in bilico. Una struttura che sembra provenire dalle opere di J.K. Rowling o di J.R.R.Tolkien per la sua forma bizzarra. Il Santuario di San Romedio è un luogo all’apparenza strampalato, ma con il suo significato e la sua storia di oltre 1000 anni regala un’atmosfera di pace, tranquillità e silenzio.
Si narra del nobile Romedio, della casata tirolese dei Thaur che sul finire del IV-V secolo d.C. si spogliò delle sue ricchezze (offrendole alla Chiesa) per ritirarsi in meditazione in un punto remoto in cima ad una roccia. Romedio è spesso associato all’immagine di un orso: si narra che il Santo sia riuscito a placare e a sellare l’animale per raggiungere la città di Trento per ricevere la benedizione del vescovo. Considerata la sua importanza e i suoi gesti buoni e miracolosi, il popolo si recava spesso da Romedio in cerca di un saggio consiglio. Dopo la morte del Santo i pellegrinaggi continuarono e sul luogo vennero erette piccole edicole votive, stalle e alloggi.
Il Santuario di San Romedio come si conosce oggi è in realtà frutto di costruzioni (chiese, cappelle, edicole) realizzate progressivamente dall’anno Mille al 1918, unite tra di loro da una scalinata di 130 gradini.
Il percorso è suggestivo e passo dopo passo, tra i commoventi ex-voto, si arriva ad una balconata a strapiombo sulla vallata.
Castel Thun
Tra meleti in fiore e chiese dai campanili aguzzi a dominare dall’alto tutto il territorio della Val di Non sorge Castel Thun, presso Vigo di Ton. Maestoso e imponente il castello fu costruito nel XIII secolo dai Thun, nobile e antica famiglia del Trentino. Progettato inizialmente come struttura difensiva, Castel Thun con il passare dei secoli divenne la perfetta unione tra una fortificazione e una elegante dimora signorile. Appartenente attualmente alla Provincia di Trento, dopo la vendita da parte della famiglia, dal 2010 è possibile apprezzarne gli interni e le ampie zone verdi esterne.
Con un accesso in salita e attraverso le possenti cinta murarie si può accedere alla lussuosa dimora. Dal pianterreno, composto da una cappella, la Sala delle Armi e il Forno, si accede al primo piano dove si trovano le Cucine. La cucina vecchia e quella nuova richiamano preparazioni segrete tramandate da cuoca a cuoca realizzate con i prodotti del territorio, affinché i palati nobiliari venissero soddisfatti. Ambienti dai soffitti bassi, presso i quali sembra ancora possibile sentire lo scoppiettare del camino o dei tegami più moderni o il lamento di una domestica per i troppi panni da lavare e stirare. Al secondo piano solo presenti le Sale da Pranzo, mentre al terzo piano sono collocate le stanze familiari e i salotti (riscaldati dalle stufe in maiolica). Nel Settecento il palazzo fu sottoposto a un intervento di ammodernamento: l’interno infatti è assolutamente intatto e conservato con mobili d’epoca. I dettagli (ho amato la papier peint della sala azzurra) rendono l’abitazione viva, tanto da sembrare ancora abitata.
Presso i giardini, posizionati sul fianco della dimora c’è la Galleria delle Carrozze: uno spazio presso il quale sono conservate carrozze, slitte e calessi nobiliari perfettamente intatti.
Museo METS di San Michele All’Adige
Ritornando dalla Val di Non in direzione Milano, tappa obbligatoria è il Museo Etnografico Trentino di San Michele All’Adige, uno dei più importanti musei etnografici d’Italia. Fondato nel 1968, attualmente ha sede presso l’abbazia agostiniana del paese. Il museo è un escursus delle attività trentine di campagna e di pastorizia. In ampi spazi, dal piano terra al giardino, ogni singolo aspetto è approfondito minuziosamente con testimonianze del passato.
Piano terra
Il piano terra del METS è uno degli spazi più significativi. Le sale dedicate all’agricoltura e quelle dedicate ai mestieri si intrecciano, rendendo il visitatore completamente partecipe della visita. Rastrelli, aratri in legno, falci e spaventapasseri ricostruiscono alla perfezione l’ambiente agricolo e pastorale permettendo di immaginare storie di una vita antica.
Primo piano
Sicuramente tutte le sale del museo con le numerosissime testimonianze sono un tesoro unico, ma la zona dedicata alle fibre tessili (per me) è stata per me quella più interessante. Dalla filatura alla tessitura manuale gli strumenti esposti sono vari (dai cardazzi agli sgabelli da filatrice) e alcuni con scritte in caratteri gotici e decorazioni articolate sembrano provenire direttamente da un set fiabesco o dagli ultimi dettami di moda dell’epoca.
La zona della malga è invece contraddistinta da una vera e propria ricostruzione dell’ambiente montano: all’interno e sulle pareti si trovano stampi per burro.
[…] Per indicare il suo prodotto il casaro utilizzò marchi lignei figurati con simboli. iniziali e date. Solo verso il 1850 furono introdotte le “forme da burro” da uno, mezzo, un quarto di chilogrammo. Il fiore di montagna divenne il simbolo più comune, seguito dalla figura della mucca, degli insetti e la croce entrò come elemento propiziatorio. […]
La testimonianza che appare però più diffusa negli “atti notarili” fin dal 1500 era la cassa dotale. Di qualunque estrazione sociale le donne, sposandosi, portavano all’interno del pesante mobile la loro dote (più o meno ricca): lenzuola, tovaglie, tovaglioli, gonne, camicie con colletti con pizzi, merletti e fettucce, grembiuli in lino bianco, pettorine e fazzoletti in aggiunta alle rocche per filare e a qualche piccolo gioiello. Ciò che destava attenzione era la cassa: in cirmo o in noce, con il passar del tempo cambiò le decorazioni impresse, seguendo i dettami delle diverse zone geografiche.
Secondo piano
Il secondo piano è dedicato alle (magnifiche) stufe in maiolica, comuni e visibili in tutta l’area Mitteleuropea; inoltre è presente anche una collezione di ceramiche.
Terzo piano
Il terzo piano ripercorre le feste locali, gli strumenti musicali, le immagini sacre e gli strumenti di caccia.
Cantina e giardino
Fino ad arrivare alla cantina, luogo di esposizione viticolo. Attraverso il giardino si accede alle Sale Šebesta, presso le quali è possibile risalire al lavoro dello scrittore, artista ed etnografo. Dal giardino si accede anche ai moderni spazi espositivi superiori, dove in occasione della mia visita era allestita la mostra fotografica Cercatori d’erba.
Il clima mite, la bellezza dei luoghi e la disponibilità della gente locale hanno reso questo soggiorno, attorniati dalla natura, praticamente perfetto!
Quali altri luoghi si possono vedere tra i meleti della Val di Non? Oltre ai posti suggeriti non perdetevi anche il Lago di Tovel e il rifugio Malga di Romeno!
Avete mai visitato la Val di Non? Fatemi sapere!
Per altri approfondimenti seguitemi sulla mia pagina Instagram Valelle e se vi va, potete supportare il mio lavoro e il mio blog.
A presto,
Valentina
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Thank you