Sono passati circa quattro mesi dall’ultima settimana della moda a Milano; tra poco le collezioni Autunno/Inverno 2020 verranno presentate e a proposito voglio mostrarvi l’interessante iniziativa che si è tenuta in occasione delle sfilate Primavera/Estate 2020, a fine settembre presso la boutique Tea Rose, nella piazzetta Croce Rossa a Milano. Una fashion week caratterizzata dagli Oscar della Moda Sostenibile (Green Carpet Fashion Award), che si sono tenuti al Teatro alla Scala a Milano il 22 settembre 2019, i quali hanno celebrato e celebrano i traguardi raggiunti dalle maison in materia di sostenibilità, con un’attenzione dalla filiera produttiva all’utilizzo di tessuti innovativi e all’avanguardia, spesso derivati da scarti tessili o di industrie/settori non appartenenti al sistema moda.
Gli eventi della città di Milano correlati alle sfilate principali, si sono serviti della parola chiave second hand.
Tra questi l’idea di un pop up shop con in vendita capi ed accessori di seconda mano, nato dall’unione del piccolo scrigno Tearose e la piattaforma marketplace Vestiaire Collective. Un progetto nato dalla consapevolezza della Camera Nazionale della Moda Italiana e in particolar modo da Carlo Capasa, presidente della CNMI e da Livia Firth, co-fondatrice di Ecoage, associazione che promuove in tutto il mondo un’estetica con etica.
Tearose a Milano è una piccola, ma fiorita ed elegantissima boutique, anzi per la precisione è un piccolo concept store, eclettico che ad ogni angolo sa sorprendere con installazioni, decorazioni, fiori e profumi, ma è anche un vero e proprio brand nato dall’imprenditrice e art director Alessandra Rovati Vitali che pone l’attenzione sulla progettazione, sugli allestimenti e su un concetto di bello ben preciso. All’interno non si trovano solo fiori, profumi, candele, quadri, vasi, ma anche una selezione mirata di brand di abbigliamento e di accessori storici ed emergenti, tra cui Agnona, Acne Studios, Joseph e moltissimi altri.
Il pop up store per l’occasione prevedeva la collaborazione con Vestiaire Collective, una piattaforma online di vendita second hand che già dal 2009 cominciò ad interessarsi e a parlare di sostenibilità nell’immenso settore moda. L’obiettivo di Vestiaire Collective era ed è quello di prolungare la vita dei capi, ri-dare una seconda chance e informare i compratori dell’economia circolare della moda. Inizialmente nato controcorrente, in un periodo di piena dello sviluppo della fast-fashion, ma che attualmente, a distanza di undici anni è al centro della scena.
Nella società odierna sta nascendo sempre più una consapevolezza green, la quale si identifica con meno sprechi, con l’acquisto di capi vintage o evergreen in negozi all’avanguardia o in aggiornate piattaforme online, con l’acquisto di pezzi con tessuti di qualità e ben rifiniti o con la lettura delle etichette (composizione tessile e luogo di produzione) poste all’interno degli indumenti. Le ultime generazioni di giovani grazie all’accesso tempestivo ed illimitato alla rete web hanno la possibilità di informarsi su tantissimi argomenti e di conseguenza scegliere per sé stessi. Questo cambiamento mentale di massa ha richiesto sempre più trasparenza su ciò che le aziende immettono sul mercato, soprattutto dal punto di vista dei materiali impiegati dai brand e da parte del processo di produzione e di filiera.
Dall’altra parte, da vari sondaggi e studi si denota come la Generazione Y e la Generazione Z siano le fasce più colpite ed influenti per il mercato della fast fashion. Esistono giovani che purtroppo non si pongono domande su ciò che li circonda, la loro necessità primaria è apparire e mostrare sui social l’ultimo prodotto comprato o ricevuto con estremo vanto, senza sapere che in realtà possiedono tra le mani la possibilità di scegliere per il loro presente e futuro. Vestiaire Collective a proposito afferma che:
In generale, meno di un terzo dei consumatori intervistati in tutto il mondo ha riconosciuto l’espressione moda circolare, né è stato capace di individuare una delle sette definizioni di tale sistema.
In questo momento storico, sociale e culturale in cui ogni informazione riguardo all’ambiente e a ciò che ci circonda è accessibile, tutti noi abbiamo un ruolo di particolare rilevanza. Possiamo adottare una green economy e quindi essere altruisti e gentili con noi stessi e con ciò che è attorno a noi, oppure non adottare nessun cambio di paradigma e rimanere vittime di ciò che il mercato ci propone, senza ragionare e intraprendere scelte ragionate.
Sia le giovani generazioni che quelle passate hanno un compito fondamentale, hanno una libertà di scelta, possono decidere da che parte stare. La moda attualmente sta cercando di muoversi verso una direzione di sostenibilità, anche se con passi molto lenti. Il cambio di paradigma che deve avvenire è abissale e data la grandezza e l’importanza dell’evento ci vorranno probabilmente ancora degli anni.
L’iniziativa tra Tearose e Vestiaire Collective è un esempio della strada che la moda sta prendendo, scendendo nelle città con l’occasione di far conoscere a più persone, ma soprattutto a più giovani possibili temi così importanti. Per l’evento è stato progettato da parte di Vestiaire Collective un catalogo, una guida/un libretto delle istruzioni alla moda circolare per il consumatore, intitolata “Buy, Sell, Share, Care“. Di particolare interesse è la definizione che ho letto nella brochure che Anna Brismar, coniatrice nel 2014 del termine moda circolare propone.
La definizione di moda circolare è la seguente “con il termine moda circolare si fa riferimento a scarpe, abbigliamento e accessori disegnati, progettati, prodotti e consegnati affinchè vengano utilizzati e circolino in modo responsabile ed efficace all’interno della società il più a lungo possibile e nelle migliori condizioni, per poi essere reintrodotti nella biosfera in modo sicuro quando non più destinati ad uso umano.
Accanto sono state inserite delle parole chiave che appartengono alla sfera di moda circolare: realizzato su richiesta/su misura, ecologico/non tossico, alta qualità/design senza tempo, equo/etico, riparazione, redesign/upcycling, affittare, noleggiare/scambiare, secondhand/vintage. I capi dovrebbero quindi soddisfare ogni categoria espressa, o almeno la maggior parte di esse. Ognuno di questi sette elementi è fondamentale per una moda più circolare, sostenibile e consapevole.
Nella boutique Tearose il concetto di moda circolare è stato espresso con capi e accessori di seconda mano, iconici di diversi brand, da Alexa Chung a Chanel, estremamente curati e ben tenuti, presentati in un ambiente accogliente ed intimo, ma ben disponibile a qualsiasi tipo di richiesta o domanda da parte degli addetti del settore o da persone semplicemente incuriosite.
Bisognerebbe quindi essere a conoscenza di queste problematiche e dare un piccolo contributo da parte di ognuno di noi. Abbiamo la possibilità di scegliere da che parte stare e la libertà di scelta.
Ho voluto inserire questo post poco prima della prossima presentazione delle sfilate per augurarmi che anche in quest’occasione il tema della sostenibilità venga preso in considerazione. Sono curiosa di vedere se verranno organizzati altri eventi come il pop up shop Tearose&Vestiaire Collective, come si evolverà il concetto green nel sistema moda, che brand adotteranno il tema della sostenibilità per il loro brand o per le loro collezioni e soprattutto quali vantaggi porterà per l’uomo e per l’ambiente.
Avete mai partecipato ad iniziative second-hand o di moda green nella vostra città? Com’è il vostro comportamento nei confronti della moda circolare? Avete mai acquistato/venduto online da siti come Vestiaire Collective?
Fatemi sapere,
Valentina
(Potete trovare maggiori approfondimenti sul sito Green Strategy, fondato da Anna Brismar)
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