In una tiepida giornata di Giugno, nella Valle Mastallone, Piemonte, protagonista di Fobello è stato il merletto puncetto.
Un intero giorno (promosso dalla associazione Pro Loco) dedicato alla preziosa trina, accompagnata da parate automobilistiche (Lancia ovviamente!), bancarelle di prodotti tipici locali, rievocazioni storiche e sfilate in costumi tradizionali popolari. Il primo evento dedicato al puncetto; un’occasione unica per mettere in mostra e per far conoscere un’arte così preziosa, antica, ma ancora viva.
- Il paese di Fobello: da Vincenzo Lancia al puncetto valsesiano;
- Il puncetto e l’impegno di Fobello;
- Il costume tradizionale di Fobello;
- Il “Puncetto Day”: protagonista di Fobello il puncetto;
Il paese di Fobello: da Vincenzo Lancia al puncetto valsesiano
Situato in una valle laterale della Valsesia, la Val Mastallone, inserito nel parco dell’Alta Valsesia, Fobello (in provincia di Vercelli) è un pittoresco centro storico, inserito dal Touring Club Italiano tra i “Borghi Accoglienti“.
Testimonianze fanno risalire il nome “Fobello” ad un paese coltivabile, con il terreno o “fund”, dal dialetto valsesiano, adatto per le attività agricole. Altri associano invece il nome ad un maestoso faggio che sorgeva nei pressi dell’abitato.
Poche abitazioni, qualche taverna, un negozio di biscotti dalle note fragranti di spezie e miele, numerose chiese che attraversano il paese e un torrente che intona una naturale melodia. La statua di una fobellina, in abito tradizionale, all’entrata del paese ricorda i caduti in guerra. Un borgo semplice, genuino.
Un villaggio tranquillo che permette di ritrovare sé stessi, godere di piccoli rituali, o perché no, spaziare con la fantasia oltre le verdi vallate. Vincenzo Lancia, fondatore della casa automobilistica Lancia, proveniente da una famiglia agiata di Fobello, forse si ritrovò ad osservare lo scorrere dell’acqua e i rigogliosi prati, immaginandosi una vita tra la sua grande passione: i motori.
Ma anche dietro ad ogni porta socchiusa o a finestre dalle tende ricamate, si cela creatività e ingegno. Punto dopo punto, un dettagliato disegno, prende vita. La tradizione è talmente radicata e forte che è stato istituito il Museo del Puncetto: una mostra permanente permette di conoscere in modo approfondito la preziosa trina.
Non solo automobili e merletti, Fobello è nota anche per i prodotti tipici caseari, marmellate e conserve biologiche, pane a fermentazione naturale, miele e oggettistica in legno.
Un’operazione di recupero e di riqualificazione di un saper fare artigianale; non è un caso se Fobello rientra tra i borghi vincitori dei finanziamenti “Piano Nazionale Borghi” del PNRR.
Il puncetto valsesiano e l’impegno di Fobello
Un popolo forte, determinato: così possono essere definiti gli abitanti della Valsesia. Essi riuscirono con forza e caparbietà a trasformare zone inospitali e aspre in luoghi abitativi. Vallate poco percorribili e conosciute resero le popolazioni quasi indipendenti e autonome tra di loro. I contatti non erano frequenti, ma quei pochi incontri furono sicuramente fecondi.
Intorno al 903/906 d.C., popolazioni dalla carnagione scura, agili, vestiti con abiti dai colori sgargianti, impreziositi da ciondoli, provenienti dall’Oriente, attraversarono Africa, Mediterraneo, Spagna e Francia, per insediarsi nei territori liguri e piemontesi. Con loro portarono monili e accessori dalle più particolari forme, ma anche tante razzie, saccheggi e distruzioni.
Tra la cultura valsesiana e quella saracena arrivarono ben presto però anni più pacifici: è in questo lasso di tempo che probabilmente le donne dei territori della Valsesia appresero da quelle arabe l’arte del merletto. Con (solamente) ago, filo e pazienza, senza supporti, un nodo dopo l’altro e piccoli punti il puncetto (piccolo punto), si stava radicando nell’ intera cultura valsesiana.
Per definirlo ai tempi si utilizzavano diversi termini: punto alpino, punto avorio o punto saraceno. Ogni nome era associato al filo di canapa utilizzato (si utilizza anche cotone, seta o lino), alla geometricità e all’origine della trina.
Il primo puncetto era fitto, compatto e pesante, quasi a replicare i portoni o le decorazioni orientali in avorio scolpito. La leggiadria delle donne piemontesi resero il merletto più fine e leggero, rendendolo unico nel suo genere.
In tempi più recenti fu il pittore Gaudenzio Ferrari, acclamato anche da Giorgio Vasari nell’opera Le Vite del 1568, a lasciare una testimonianza dell’impiego del puncetto. Le sue Madonne indossano vesti preziose, con inserti.
Nel mondo aristocratico il puncetto entrò solamente nel XVI secolo; prima come parte integrante del corredo di nozze di una principessa sabauda e solo successivamente alla corte della Regina Margherita di Savoia, la quale ne rimase profondamente affascinata. Nel 1898 invece la trina fu presentata da alcuni borghi valsesiani all’Esposizione d’arte decorativa di Torino del 1898, come testimonianza del saper fare piemontese.
Tra Ottocento e Novecento, inoltre, grazie a nobildonne e ricche ereditiere il puncetto sbarcò in tutta Europa e oltreoceano, diventando un motivo apprezzato per impreziosire polsini e colletti.
Dopo un periodo di utilizzo principalmente locale per abbellire i costumi tipici o il corredo delle spose, la richiesta della merletto è in aumento. Le difficoltà maggiori risiedono però nel tramandare quest’arte così antica alle nuove generazioni e nella ricerca di personale altamente specializzato.
Si sta attuando nelle vallate della Valsesia un piano di riqualificazione delle tradizioni del passato: il puncetto è ovviamente e necessariamente incluso. Quest’ultimo, è inoltre, insieme ad altre 24 comunità del merletto, candidato al Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO. Associazioni, scuole e musei sono nate per tramandare quest’arte antica in tutta la Valsesia.
Nel caso di Fobello, il paese sta impiegando le sue risorse per far conoscere la preziosa arte tramite il Museo del Puncetto o eventi come il “Puncetto Day”.
Il costume tradizionale di Fobello
Come gli altri borghi della Valsesia (ad esempio Rima), anche Fobello dispone del suo costume tradizionale. Forse nell’abito fobellino è dove il puncetto riesce ad esprimere al meglio tutta la sua ricercatezza e splendore.
In passato l’abbigliamento tradizionale apparteneva al vestiario della vita quotidiana; le gamme cromatiche e i colori permettevano di comprendere i diversi status e stili di vita: abito da sposa, mezzo lutto, lutto e così via. Un messaggio di riconoscimento potentissimo.
Attualmente i costumi tipici vengono impiegati principalmente per eventi storico culturali, come sfilate o rievocazioni storiche, anche se non sono rare le testimonianze di persone che decidono di indossare l’abito popolare per matrimoni o battesimi.
Il costume tradizionale si compone essenzialmente in tutta la Valsesia degli stessi elementi di base: camicia, grembiule, abito, comode calzature e innumerevoli nastri multicolori.
Nella Val Mastallone e nella Val Sermenza la camicia è spesso ornata da dettagli a puncetto. Colletti, polsini di ampie e candide camicie sono impreziositi da una fitta e delicata trina, da colori tendenti al bianco avorio o al beige, quasi oro. L’abito, presenta piccole plissettature sul retro e un’alta balza rossa sul fondo. Il grembiule, con un prezioso puncetto sulla parte frontale (di diversi colori), annodato sulla schiena, va a sostituire il corpetto, utilizzato invece in altri paesi. La particolarità che distingue l’abito fobellino è anche il ligam: un nastro in seta tessuto a mano multicolore, impreziosito spesso da spille, che si annoda sopra al seno (l’orientamento del nodo indica lo stato civile). Durante le occasioni più celebri (matrimoni, battesimi), si aggiunge al costume tipico base una sorta di pettorina ricamata da fili d’oro. Ai piedi le classiche scapin, in canapa e panno o velluto, completano il vestiario.
Il “Puncetto Day”: protagonista di Fobello il puncetto
L’aria frizzante del Puncetto Day si respirava dalla mattina presto presso le strade del paese. Bancarelle e gazebi informativi e di prodotti tipici piemontesi erano allestiti per accogliere i visitatori della giornata.
I punti espositivi, segnalati con cartelli, permettevano allo spettatore di addentrarsi nelle vie del paese per affrontare un viaggio nel mondo del puncetto.
Lasciata alle spalle la chiesa di San Giuseppe, all’interno di un’abitazione allestita, era possibile ammirare l’abito tipico di Fobello in ogni sua singola parte. Grambiuli, camicie, ligam e scapin erano apprezzati da tutti per la loro manifattura e per la tradizione che riescono a trasmettere.
Proseguendo il percorso, in una casa d’epoca, una mostra dettagliata era stata allestita per l’occasione. Le fogge dei diversi abiti erano divise per destinazione d’uso, abbinate a testimonianze fotografiche, libri e illustrazioni. Ai piani superiori trova invece spazio il Museo del Puncetto. Un luogo accogliente, che illustra tramite trine eseguite dalle donne del posto, riviste, riconoscimenti e abiti tipici, l’affascinante storia di un piccolo punto che si è protratta per secoli e secoli. Per l’occasione una donna del posto, mostrava al momento la realizzazione del ligam.
Puncetti dettagliati erano anche i protagonisti degli abiti tradizionali degli abitanti del paese che con passione e fierezza erano disponibili a raccontare aneddoti e curiosità sul piccolo borgo e sull’antica trina.
Nella piazza di fronte alla chiesa di S. Giuseppe era inoltre stato messo in scena un battesimo, tramite una simulazione suggestiva e di origini antiche (è la stessa da anni). Secondo la tradizione, i bambini vengono adagiati in una culla intarsiata in legno, dipinta con vivaci motivi floreali e coperti da un panno rosso con un ricamo in oro. Saldata con tre giri di ligam, la culla viene posta in equilibrio sopra la testa di una fobellina in abito tipico, la quale si reca al fonte battesimale. Alla fine della liturgia e all’uscita della chiesa la giovane donna farà tre giri su sé stessa per augurare fortuna e buon auspicio al bambino.
Scoprire in prima persona il puncetto di Fobello e il relativo abito tradizionale è stato per me un arricchimento culturale e personale. Piccole realtà tra i monti e le vallate del Piemonte che per secoli e secoli sono rimaste intatte e invariate.
Dietro ad un piccolo punto si nascondono pensieri, aspirazioni, ricordi, delusioni, pazienza e dedizione. Ma in particolare ciò che è importante del puncetto è la sua nascita: un incontro tra due culture diverse che hanno saputo fondersi per dare vita ad una vera e propria arte manuale, radicata ormai da secoli e secoli nei territori piemontesi.
Con la speranza di poter approfondire ancora di più queste tematiche.
Spero che questo percorso di Fobello alla scoperta del puncetto sia stato di vostro gradimento.
Fatemi sapere!
Valentina
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Thank you
Ci possiamo incontrare?
Teresa, vice presidente Pro Loco Fobello
[…] già dedicato un post al puncetto, ma ritornare a Fobello con maggiore consapevolezza mi ha permesso di cogliere dettagli rimasti […]