Leggere e scrivere la recensione del libro di Alessia Lautone, Dior. La magia di uno stile edito da Diarkos significa assistere ad un vero e proprio spettacolo.
Si potrebbe iniziare narrando la storia della Maison con “C’era una volta…” – i sogni delle donne nel dopoguerra con gli abiti fiabeschi di Dior in fin dei conti furono perfettamente realizzati – ma la nascita della casa di moda francese ha un je ne sais pas quoi (un non so che) di magico. Come nel dipinto Il circo di Georges Seurat o nelle opere del periodo rosa di Pablo Picasso o ancora nelle fotografie in bianco e nero di Gaston Paris, i protagonisti della Maison si sono susseguiti sul palco di Avenue Montaigne sempre illuminati dal fascio luminoso dell’occhio di bue o dall’aura del marchio Dior, esprimendo tutta la loro personalità.
Fu in un contesto di chiaroveggenza, mistero, poesia, folklore, alchimia, pratiche extrasensoriali, segni, simboli, carte scoperte e tendoni colorati che la casa di moda parigina vide il suo incipit, tra gonne in taffetà e riti scaramantici. […] Christian Dior rivoluzionerà la moda […] – chissà se il giovane Christian di ritorno dalla festa di paese di Granville tra dolciumi, spettacoli di burattini, giochi di prestigio, numeri urlati della riffa, bancarelle di biscotti al burro, balli e canti pensò mai di poter essere l’artefice del cambiamento più epocale della storia della moda del XX secolo.
Come racconta l’autrice Alessia Lautone nei primi capitoli del libro (in totale sono 45), la famiglia Dior appare benestante e con un futuro chiaro e preciso davanti. Secondo di cinque figli il piccolo Christian seguì ciò che i genitori avevano in serbo per lui. Un futuro da avvocato (magari); ma ahimè per gli artisti è difficile nascondere le proprie vocazioni dietro una maschera e far finta che tutto intorno a loro stia andando per il verso giusto. Abbandonate scienze politiche a Parigi, Christian Dior sentì la necessità di sperimentare, vivere, conoscere il mondo, di abbassare la maschera (o di rimetterla) per lanciarsi, come un trapezista, nella società parigina, tra frivolezze, scandali e novità. Tra le pareti del locale Boeuf sur le Toit e tramite la galleria di nuova apertura il giovane conobbe le personalità artistiche dell’epoca: Mirò, Giacometti, Cocteau, Picasso e il trasformista Dalì.
Da una parte l’apparenza, dall’altra l’attaccamento alla famiglia, alla semplicità. Come la Grande Depressione del 1929 spogliò la popolazione da ogni tipo di eccesso, anche il couturier parigino dovette fare i conti con il fallimento dell’azienda di famiglia, con la morte del fratello Bernard e con la successiva mancanza della madre Madeleine. Sulla vita di Christian Dior sembrò così essere calato il sipario: il buio della fattoria di Nayssès sembrava aver offuscato e annebbiato totalmente il percorso.
Come uno spettacolo di magia o come una brezza oceanica ben nota a Christian Dior, la luce sembrò però riappropriarsi del suo cammino, tutto si colorò. Colori tenui, naturali, sfumati ma decisi, accoglienti, proprio come le gamme cromatiche delle rose della madre della dimora di Granville in Normandia.
[…] La madre era severa al punto giusto, si prendeva cura del giardino della villa in Normandia – piantava piante difficili per la costa. […]
Il rischiararsi della nebbia rivelò dunque a Monsieur Dior la sua vera vocazione: la moda. Il couturier capì che dopo il buio della guerra l’abbigliamento femminile, ma anche i costumi e i portamenti, erano totalmente da ridisegnare. Terminate le ristrettezze belliche le donne volevano lasciare gli orrori alle spalle per ritornare a sognare, per perdersi in pizzi, ricami, metri e metri di stoffa, come una nuvola soffice sulla quale atterrare dopo un tremendo incubo. Avenue Montaigne 28/30 divenne presto il luogo in cui ogni desiderio poteva essere realizzato. Influenze surrealiste, ricordi, memorie si potevano leggere negli abiti presentati in quella celeberrima data segnata in grassetto su tutti i manuali di storia della moda: 12 febbraio 1947. Il New Look – era nato.
[…] Era giunto il momento di preparare l’arrivo di quell’essere sconosciuto e inquietante che aspettava da me il permesso di venire al mondo – Christian Dior. […]
Tra creazioni floreali, silhouette inedite, vite strette, lo stile Dior fece presto il giro del mondo, come il cerchio che gli abiti ad ogni giravolta delle mannequin disegnavano nello spazio. Uscita dopo uscita, esibizione dopo esibizione il mito Dior si stava creando. Come i capitoli del libro Dior. La magia di uno stile di Alessia Lautone forniscono un’immagine sempre più dettagliata della Maison, le collezioni dal famoso Tailleur Bar, alla linea H, a quella a sacco, delinearono nel anni il gusto Dior, contraddistinto da linee differenti ma basato sulla perfetta congiunzione tra profumi, memorie, ricordi, ricercatezza e raffinatezza.
Gli elementi Dior portano alla villa di Granville, al roseto, al profumo di casa. Un’atmosfera che la Maison riuscì a scorgere nella cittadina soleggiata francese di Grasse, patria mondiale del profumo. Profumi floreali, agrumati e cipriati – come Miss Dior – ricordano un abbraccio e quasi come per magia ci si trova avvolti da chi più si ama. Lavanda provenzale, bergamotti di Calabria, iris della Toscana si uniscono, come in una soluzione di un’ intricata formula magica, per esplodere in fragranze di qualità, riconoscibili.
Modelle, dive del cinema, principesse, Monsieur Dior sapeva ascoltare tutti, mantenendo alta la qualità delle sue opere d’arte. Un livello talmente elevato, al di sopra, oltre difficile da conservare sempre costante, sia per Christian Dior che per le sue impeccabili maestranze.
E’ al mulino di Coudret che il couturier deponeva il suo abito da fondatore della Maison per essere semplicemente Christian. Con i suoi fiori, con il suo cane Bobby, con il suono delle campane e i suoi libri di cucina, Dior riusciva a essere semplicemente sé stesso, un uomo in cerca di pace, riflessione, meditazione, silenzio, lontano dalla ville lumière.
Un silenzio differente però sorvolò Avenue Montaigne il 24 ottobre 1957 (dieci anni dopo il New Look), quando il maestro, come un ultimo petalo di rosa, si adagiò a terra lasciando un’eredità immensa.
Dal giovane Yves Saint Laurent con il suo design 60s, a Marc Bohan, alle architetture indossabili di Gianfranco Ferré, alla carica teatrale degli abiti di John Galliano, al caldo rigore di Raf Simons, alla ricerca culturale e antropologica della prima direttrice artistica della Maison, Maria Grazia Chiuri (nobile è la collaborazione con l’artigianato italiano pugliese di Le Costantine), il compito dei suoi successori non fu per nulla semplice.
Sfilata dopo sfilata (dall’haute couture alla linea donna e uomo prêt-à-porter, alle cruise) l’identità Dior è rimasta immutata, quasi come se sotto il mantello dell’invisibilità Monsieur Dior avesse controllato l’operato dell’azienda nel corso degli anni dispensando consigli segreti.
Leggere e scrivere la recensione del libro di Alessia Lautone, Dior. La magia di uno stile edito da Diarkos significa percorrere le tappe di un sogno di un ragazzino che all’età di quattordici anni affidò, per gioco, il suo destino alle carte. Un evento fortuito sicuramente, ma anche molta determinazione, caparbietà e sacrificio.
Il testo permette di effettuare un lavoro d’introspezione, tra sete e ricami; il susseguirsi dei capitoli permettono di riflettere sul proprio percorso, sulla strada intrapresa, ragionare su desideri (inespressi) e sogni (da realizzare).
Il libro Dior. Magia di uno stile è un libro che letto con cuore aperto, oltre a raccontare nel dettaglio l’universo Dior, può svelare le risposte che stiamo cercando, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo.
Giù le luci. Cala il buio sul palco, lo spettacolo Dior. La magia di uno stile inizia.
Alessia Lautone, nata a Roma nel 1966 é una giornalista professionista. Ha esordito nella televisione, dove ha ideato, scritto e condotto vari programmi, per poi passare alla radio e alla carta stampata. Oggi è direttrice responsabile di LaPresse. Per Diarkos ha scritto anche Louis Vuitton. Il lusso di un sogno (2021).
Dior. La magia di uno stile
Edito da DIARKOS.
2022
Acquistabile online e in libreria!
Di Diarkos vi consiglio anche: Emilio Pucci. Lo stilista aviatore – e Gucci. Un impero del lusso made in Italy.
Valentina
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