Recensione libro – Albanesi M., Gucci. Un impero del lusso made in Italy, Diarkos

Immergersi nella lettura e nella recensione del libro Marcello Albanesi, Gucci – Un impero del lusso made in Italy, edito da Diarkos, è come ritrovarsi su una nave, che forse avrà perso anche qualche pannello in legno, ma indistruttibile continua il suo percorso. Affronta cieli plumbei, onde quasi carnivore, animali marini mostruosi dai denti aguzzi, ma anche albe speranzose e giornate di quiete.

Una visione romantica, alla William Turner.

Forse, se solo fossi stata avvisata prima mi sarei procurata una cerata di quelle spesse gialle, avrei deposto tutti i miei oggetti personali in un possente baule di cuoio e mi sarei messa al sicuro. Invece, sono uscita da questo viaggio nell’universo Gucci completamente fradicia, con un’antica mappa alla mano (con luoghi italiani, londinesi, americani cerchiati) e lo sguardo rivolto verso una striscia di cielo luminosa, serena, accogliente.

In questa scena all’orizzonte, una barca dalla quale arrivano parole di speranza si mostra in lontananza (no, non si chiama Argo come il puntino dipinto in La Zattera della Medusa); forse conduce in una nuova destinazione Gucci. Ho sentito dire che tra i suoi capitani, da qualche mese, non è più presente Alessandro Michele. Chissà ora questa imbarcazione quali territori incontrerà e quale destinazione prenderà.

Ora la “mia nave” è giunta al porto di Livorno. Salpate anche voi in questo affascinante viaggio nel mondo Gucci. Il capitano di oggi è Marcello Albanesi. Non dimenticate i vostri più bei bauli!

A tal proposito vi racconto un aneddoto: si narra, da queste zone, che un giovane di nome Guccio Gucci, sia partito da questo porto alla fine dell’Ottocento verso la grande Londra e che abbia trovato la sua fortuna proprio osservando e studiando i bauli dei passeggeri.

Non è un caso che io abbia voluto introdurre così il libro Gucci. Un impero del lusso made in Italy con un incipit legato al viaggio, al mondo marino, al su e giù delle onde o ad un diario di bordo.

Forse per i luoghi dei primi episodi, per i territori aridi toscani, per la collocazione storica e per la divisione in capitoli del libro è facile trovare delle affinità con Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Un racconto dell’entroterra toscano, un viaggio intrapreso dal protagonista per trovare sé stesso, per arrivare ad un obiettivo. Sul percorso sono segnate diverse tappe, compaiono aiutanti, nemici, il buio degli abissi incute terrore, dallo stomaco della balena non è presente via d’uscita. Ma ecco che compare una luce, fioca, una rinascita.

Libro Gucci Diarkos
Marcello Albanesi, Gucci, Diarkos
Libro Gucci Diarkos
Libro Gucci di Marcello Albanesi per Diarkos
Libro Gucci Diarkos
Gucci, Diarkos
Libro Gucci Diarkos
Libro Gucci, Diarkos
Libro Gucci Diarkos
Libro Gucci, Diarkos

La storia Gucci espletata da Marcello Albanesi, ripercorre le vicende della famiglia e dell’omonimo marchio. Approfondisce in modo minuzioso le intuizioni di Guccio Gucci, le prime botteghe fiorentine, il successo italiano, americano e poi mondiale, seguendo il flusso degli eventi. Ma non solo, con un occhio attento tra le righe, in secondo piano, si celano una società patriarcale, forti contraddizioni e il lettore è portato a riflettere sulla dualità umana, che a volte crea e a volte distrugge.

Si parte dalla luce dei paesaggi toscani, dal comune di Signa, presso il quale, a cavallo dell’Unità d’Italia numerose famiglie erano impiegate nella fiorente economia dell’intreccio dei resistenti cappelli di paglia. E’ in un contesto arretrato, per lo più analfabeta, che Gabriello, padre di Guccio Gucci, vero fondatore del marchio, partecipa con la sua bottega alla creazione dei manufatti in paglia di Signa.

[…] Anche i Gucci, come molto famiglie toscane dell’epoca, commercializzavano cappelli di paglia che erano uno dei prodotti tipici di una tradizione plurisecolare originaria proprio di Signa, il paese natale della madre di Guccio. […]

I tempi alla fine dell’Ottocento scorrevano veloci e l’avvento del capitalismo piombò alle porte delle attività artigianali come uno tsunami. Tra il 1891 e il 1911 le furibonde onde vennero solcate da miliardi di persone in cerca di un destino migliore, verso paesi esteri.

Mosso da un senso di rivalsa, in seguito alla chiusura dell’attività del padre, come i cappelli che un tempo venivano esportati in Europa o in America, anche Guccio Gucci, insieme ad un flusso ininterrotto di donne, bambini, uomini, s’imbarca verso il sogno londinese. Il sedicenne Guccio nel quartiere di Westminster si rimboccò presto le maniche: gli umili lavori presso i grandi hotel gli permisero di catturare ed imprimere, come un flash fotografico nella sua memoria, i monogrammi, le fodere, le cinghie dei bauli e delle cappelliere delle personalità più in voga della Belle Epoque.

[…] Guccio Gucci rimase davvero impressionato dalla ricchezza mostrata dalla clientela del Savoy, dai gioielli indossati dalle signore, con tutti quei bagagli infiniti […]

[…] mentre si impegna alacremente nel suo lavoro, è intento a studiare i dettagli di quei bagagli e a memorizzarne le fattezze […]

Come una spugna che ha assorbito abbastanza, Guccio ritornò in Italia e dopo anni di esperienza in un’azienda di bauli, decise di tuffarsi a capofitto nell’imprenditoria italiana. Dal 1921, anno di apertura a Firenze della “Valigeria G. Gucci” il percorso fu inarrestabile (ma non senza alti e bassi).

E’ in questa parte che il lettore riesce a pensare alle vie contraddistinte dai toni ocra e delineate dai palazzi rinascimentali di Firenze. E’ qui che si immaginano gli interni dei negozi Gucci, si capta l’atmosfera, il profumo, le texture dei banconi, traspare la sensazione di artigianalità.

Se prima la valigeria Gucci si occupava di vendere i prodotti di altre aziende, fu dal 1937 che avviò una produzione propria, dedicata al mondo della pelletteria per i bisogni di borghesi e aristocratici.

Ed ecco che accanto alle intricate vicende familiari Gucci (con l’inserimento della seconda generazione in azienda, dalle quale le donne erano escluse), si delineavano i dettami caratterizzanti (doppia G, fettucce verdi e rosse, morsetto ecc.) e prendevano vita i prodotti tutt’ora iconici (Bamboo Bag, Hobo Bag, Mocassino ecc).

Il marchio Gucci tra gli anni Quaranta e Cinquanta era nominato dalle più grandi star hollywoodiane e italiane: da Liz Taylor, ad Anna Magnani. Tutti impazzivano per i prodotti Gucci, portatori di uno status symbol.

Dalle situazioni scomode, l’azienda riuscì sempre a sollevarsi e ad espandersi con la rete dei negozi nelle città più in.

[…] ecco che i prodotti Gucci, perfetti e di altissima qualità, diventavano un autentico status symbol. Non c’era star dello spettacolo che non desideri essere immortalata da un qualche fotografo con indosso un accessorio rigorosamente Gucci […]

Fu dal 1953 (anno di morte di Guccio) che l’attività, ormai da tempo entrata nel primato dell’artigianalità italiana dovette fare i conti con increspature familiari interne, le quali purtroppo divennero sempre più aspre dagli anni Settanta in poi, con la terza generazione Gucci. Sentimenti forti, contrastanti, termini giudiziari ed economici fuoriescono dagli ultimi capitoli del testo di Marcello Albanesi. Una spaccatura sentita e notevole rispetto alle prime pagine. Lusso, rabbia, ostentazione, vendetta, passione, solitudine, fanno da sfondo alle parole stampate. Un cielo minaccioso, che diventava sempre più scuro.

Ed è lì, nel profondo degli abissi che l’azienda ha saputo però ritornare a galla e continuare il percorso.

Libro Gucci Diarkos
Gucci, Diarkos

Un libro che accende sentimenti contrastanti. Si passa dalla giorno alla notte, da un impero ad una possibile rovina. Dalla determinazione, alla fragilità umana. La storia non narra solo del brand, ma anche di persone comuni, dei loro difetti, manie, dei loro desideri e delle loro speranze.

Alcune considerazioni dell’autore sulla tradizione conciaria toscana, sui concetti di sostenibilità, con un’intervista a Deborah Lucchetti, coordinatrice della campagna Abiti puliti terminano il testo. Ma forse per questi e tanti altri argomenti (importantissimi) che si possono percepire (dalla scomparsa delle maestranze artigiane, alla dislocazione produttiva) non basterebbe un libro intero.

Siete pronti a salpare verso l’universo Gucci?

Libro Gucci Diarkos
Interno libro Gucci, Diarkos

Marcello Albanesi, nato a Roma nel 1966, con una formazione in Lettere, si è diviso tra teatro, radio (Radio Kaos Italy) e giornalismo. Nel suo repertorio bibliografico si annoverano romanzi come La Panchina. Liberi di Amare (2020), Martin. Per sempre insieme (2021) e per Diarkos Vespa. Una nuova strada del mito italiano (2021).

GUCCI. Un impero del lusso made in Italy.

Edito da DIARKOS.

2022

Acquistabile online e in libreria!

Di Diarkos vi consiglio anche Emilio Pucci. Lo stilista aviatore e Dior. La magia di uno stile.

Valentina

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4 commenti

  1. Sono Marcello Albanesi, autore di “Gucci. Un impero del lusso made in Italy”.
    Volevo ringraziarla.
    Sono felice, davvero, che abbia apprezzato appieno il mio lavoro.
    Grazie!
    Marcello

    1. Gentile Marcello Albanesi,
      grazie a lei per il commento.
      Leggere e recensire il libro “Gucci. Un impero del lusso made in Italy” è stato per me un enorme piacere.
      Con l’augurio di poter viaggiare presto ancora tra le sue parole, le rinnovo i complimenti.

      Grazie.
      Saluti.

  2. […] Di Diarkos vi consiglio anche: Emilio Pucci. Lo stilista aviatore – e Gucci. Un impero del lusso made in Italy. […]

  3. […] in alluminio catalogate Macchinari per forma; sul macchinario compare in nome del paese – Signa in Toscana. Cappelli in paglia Laboratorio di sartoria Scatole per cappelli Barbisio Nastri in […]

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