Slow Fashion is the new cool – Museo del Campesino, Lanzarote

Yarns

Nel momento in cui si visita un nuovo paese credo che sia fondamentale osservare il più possibile, stare in silenzio ed ascoltare.

Viaggiare per me significa esplorare, non fermarmi mai, lasciare i pensieri a casa e cercare di conoscere il più possibile le tradizioni e il folklore del paese che visito. Viaggiare per me è trovarmi in scenari nuovi, conoscere persone del posto e portarmi nel cuore e nella mente gesti, parole, colori e luoghi. Così è accaduto per il mio viaggio a Lanzarote, nell’arcipelago delle Isole Canarie (Spagna). Partita come una semplice vacanza ma finita con tanti chilometri trascorsi in macchina e la voglia di conoscere ogni singolo panorama e scorcio dell’isola.

Il paesaggio aspro, lunare e i colori come il rosso, il bruno, il verde e il blu oceano sono ancora nei miei occhi. Il vento, le distese di lava solidificata, i crateri con le loro forme irregolari, i cactus, le architetture organiche in perfetta simbiosi con il paesaggio e le nuvole passeggere provenienti chissà da quale luogo, resteranno per sempre nella mia mente.

Lanzarote è un’isola da capire, da esplorare e conoscere passo dopo passo.

I contadini (chiamati Campesini) sicuramente conoscono molto bene questa terra. Nei secoli hanno lottato con le intemperie e le difficoltà del territorio, ma allo stesso tempo hanno saputo cogliere al meglio tutto ciò che il terreno regalava. Il contadino per Lanzarote è una figura chiave; con i suoi sforzi e sacrifici ha permesso la coltivazione della vite (nella zona di La Geria) e del fico d’india.

Sulla strada per andare a San Bartolomé, un piccolo paese con le case bianche, la chiesa e qualche piccola taverna che prepara le salse mojo con le sfiziose papas arrugadas si trova la Casa Museo del Campesino (un museo all’aperto delle tradizioni di Lanzarote costruito appositamente per omaggiare i campesini dell’isola). Questa particolare struttura molto simile ad un piccolo villaggio bianco e verde è stata progettata dall’architetto César Manrique, il quale ha saputo utilizzare la particolare formazione morfologica del territorio in seguito alla solidificazione della lava. Egli con cura e conoscenza della sua terra nativa riuscì a coniugare in modo assolutamente armonico il paesaggio eroso e lavico con architetture organiche estremamente contemporanee. Se il museo nella sua parte superiore sembra un tipico villaggio spagnolo con ampi spazi bianchi illuminati dalla luce del sole, nella parte inferiore accessibile con una grande scalinata a chiocciola si accede ad uno spazio buio, dalle pareti laviche in cui è stato progettato un elegante ristorante.

Ma è il piano superiore che riveste un luogo pieno di fascino e di tradizioni. In una grande piazza quadrata delle piccole porticine verdi conducono a diverse realtà dell’isola. All’interno di alcuni di questi curiosi laboratori è possibile degustare prodotti gastronomici, fare una piccola visita attraverso botti e bottiglie del famoso e unico vino malvasia e assistere al processo di realizzazione del gofiouna farina di cereali tostata di origine antichissima con molte proprietà benefiche, che può accompagnare yogurt e latte.

Di particolare interesse per me, sono stati i piccoli atelier dedicati all’artigianato dell’isola, divisi per Tessitura, Arte del Cuoio, Modisteria, Terracotta/Ceramica e Tinture Naturali. Il laboratorio dedicato all’arte della tessitura è stato il primo che ho visitato e ad accogliermi è stata una gentile signora. All’interno del piccolo atelier è presente un tavolo rotondo in legno, in un angolo un grande telaio manuale e tutt’intorno tanti oggetti, abiti e sciarpe realizzati interamente a mano. Il tempo qui sembra essersi fermato: dipinti ad acquerello, sketchbook, bobine colorate (che mi ricordano moltissimo i filati Missoni) e alla parete una frase emblema dipinta:

SLOW FASHION IS THE NEW COOL.

Una scritta che in un contesto come quello mi ha fatto molto riflettere. Abituati nella nostra società caratterizzata dal mass market e dal surplus di abiti, leggere quelle parole in un contesto tranquillo e di pace come il Museo del Campesino è abbastanza toccante. Bisogna fermarsi, capire quanto il lavoro manuale sia importante e quanto lo è altrettanto lo studio e la ricerca dietro ad un singolo capo. Bisogna progettare con creatività ma anche con conoscenza. Bisogna fare un passo indietro per riappropriarsi del folklore, delle tradizione e dell’artigianato per poter ridisegnare in modo consapevole il futuro. 

Oltre a capi e borse realizzate in lana, l’artigiana dell’atelier produce anche gioielli realizzati con vetro, pietre e lava solidificata. Ho acquistato proprio qui un ciondolo particolarissimo e unico sui toni del verde e del giallo. Sono uscita dal laboratorio contenta, sia per aver comprato un gioiello unico, ma anche per aver contribuito al sostegno della piccola attività artigianale di Lanzarote. La signora organizza anche dei workshop dove insegna a tessere e se siete interessati/e dispone anche di una pagina Instagram.

Il secondo spazio che ho visitato è adibito alla realizzazione di cappelli e cerchietti, di ogni colore e forma, delle vere e proprie sculture da indossare. Purtroppo non era possibile fare foto, ma vale la pena farci una visita.

Altra zona interessante, ma momentaneamente chiusa quando ci sono passata davanti è dedicata alla lavorazione del cuoio. Sbirciando dalle vetrate della porta ho intravisto sgabelli, cinture, scarpe dal design particolare e facilmente riconoscibile.

Un altro laboratorio interessante è dedicato alla lavorazione della terracotta. Sull’isola è facile incontrare sculture e vasi realizzati con l’argilla e proprio al Museo del Campesino si ha la possibilità di vedere come prendono vita questi manufatti tramite dei workshop organizzati nel piccolo atelier. Nella stanza sulle mensole delle pareti tantissimi vasi, tutti diversi per forma e per disegno, sculture che riproducono i simboli tipici dell’isola, ma anche piccoli ciondoli e collane realizzate con perline di terracotta e conchiglie.

Qui ogni oggetto è unico e i piccoli difetti lo rendono ancora più speciale e autentico. 

Per l’isola di Lanzarote la tintura naturale riveste un ruolo di primaria importanza. Essendo un territorio in cui è presente una forte escursione termica tra il giorno e la notte, ed avendo un terreno non adatto ad una vegetazione rigogliosa, solamente la vite e i fichi d’India riescono a sopportare queste condizioni ambientali. Questi ultimi, appartenenti alla famiglia delle cactacee, oltre che per i deliziosi e colorati frutti, vengono utilizzate anche per la coltivazione della cocciniglia.  Questo insetto/parassita venne importato in Europa dai conquistadores e trovò in Lanzarote un ambiente adatto, tanto da divenire ben presto un bene di scambio prezioso. Non a caso i piccoli insetti danno vita al colore rosso carminio, che era utilizzato soprattutto in passato per la tintura di stoffe destinate alla confezione di abiti nobiliari o ecclesiastici. La cocciniglia viene allevata sui fichi d’India, per poi essere tolta dalle pale della pianta con delle spatole di metallo (prima della deposizione delle uova) e fatta seccare al sole. In seguito viene macinata fino ad ottenere una polvere, la quale viene trattata con dell’acqua calda per dare avvio al processo di estrazione della molecola che da il colore rosso. 

Nel laboratorio dedicato alle tinture naturali in un angolo sono esposti gli attrezzi impiegati per la raccolta della cocciniglia e anche delle foto d’epoca in cui sono ritratte delle donne in abiti tradizionali alle prese con i piccoli insetti. Accanto una pentola che bolle nella quale è stata immersa della stoffa neutra che pian piano sta assumendo le tonalità del rosa. Alle pareti abiti e stole in cotone colorate con la tintura della cocciniglia.

Il Museo del Campesino è un ritratto e ritrovo delle origini del passato. Le tradizioni sono messe in risalto da questi laboratori, dai workshop che invitano persone da tutto il mondo a cimentarsi in queste attività ma anche dall’architettura e dal contesto in cui questi atelier sono inseriti.

In un momento in cui tutto è veloce, il cui il valore degli oggetti non è riconosciuto, posti come il Museo fanno riflettere e capire la necessità di fare un passo indietro, ri-apprezzare le tradizioni e la manualità. 

L’accesso al Museo del Campesino è gratuito e nonostante le attività a Lanzarote da fare siano tantissime, questa merita sicuramente un posto di rilievo.

L’importante è varcare la porta d’ingresso con il cuore e la mente aperti al nuovo e alla riflessione.

Qui il sito con maggiori informazioni.

Siete mai stati a Lanzarote? Avete fatto tappa al Museo del Campesino?

Fatemi sapere!

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